Open archeoimprese opened 2 years ago
In linea di principio credo che per quanto riguarda la documentazione pregressa ci sono situazioni talmente eterogenee da rendere difficile definire nel dettaglio procedure di elaborazione dei dati. Se parliamo di georiferire un rilievo nel quale i punti di base non trovano corrispondenza in elementi riconoscibili al suolo, ma per i quali abbiamo misure di aggancio ad elementi fisici (es.: elenco di trilaterazioni), allora è chiara la necessità di un disegno con lo strumento di supporto alla digitalizzazione avanzata e, di conseguenza, la necessità di passare ad altro sistema di coordinate piane. Nei casi in cui, invece, il rilievo è già inquadrato dal punto di vista cartografico e non si dispone della medesima base già georiferita, è opportuno utilizzare una base a scala prossima all'originaria e con medesimo sistema cartografico. Ma i casi, come dicevo, possono essere molto diversi tra loro. Il punto essenziale da affrontare credo sia quello del livello di approssimazione che dobbiamo raggiungere, che riguarda anche il metodo che utilizziamo nella trasformazione delle coordinate, elementi che vanno sempre esplicitati nei campi dedicati al metodo di georeferenziazione. Questo punto mi porta a riprendere alcune questioni sollevate nelle issues #2 e #11, alle quali non sono riuscito nuovamente ad intervenire prima della chiusura. Molto spesso per qualità del dato d'archivio e per finalità generali del lavoro, che per quanto riguarda la cd fase prodromica viene in genere impostato a scala non superiore ad 1:5.000, le trasformazioni operate direttamente mediante QGIS possono essere sufficienti. Certamente sarebbe molto meglio disporre dei grigliati NTv2, ma purtroppo al di là di casi virtuosi come quello dell'Emilia Romagna, per buona parte del territorio nazionale è possibile avere i grigliati solo acquistandoli dall'IGM. Globo Maggioli ha generato gli NTv2 per l'intero territorio italiano per i passaggi tra Roma40, WGS84 e ED50, che vengono gratuitamente rilasciati con licenza cc by 3.0, che pur non essendo "validati" potrebbero essere un buon compromesso - anche in questo caso credo l'importante sia esplicitare il metodo utilizzato, in modo da rendere trasparente l'accuratezza del dato. Una valida e parziale soluzione alla questione trasformazione può derivare dall'utilizzo dell'applicativo dell'IGM Verto online, che però trasforma solo le coordinate planimetriche, e con il quale bisogna considerare etrs89/etrf89 coincidente con wgs84 (parliamo di una approssimazione di poche decine di centimetri), utilizzando il primo per trasformare coordinate wgs84 in coordinate geografiche o piane della realizzazione etrf2000(2008.0) - i vari rdn2008. Non ho utilizzato il servizio di conversione messo a disposizione dal GN quindi non mi esprimo. Altra questione sollevata è l'utilizzo delle mappe di base in web mercator e della loro deformazione causata dalla riproiezione al volo. Francamente non ho riscontrato una pesante degradazione delle mappe, ma devo ammettere che ne faccio un uso molto limitato, perché per la rappresentazione dei dati in genere lavoro direttamente su CTN o su DBT oppure su cartografie dedicate che realizziamo nell'ambito dei diversi progetti. Credo che questo sia un punto nodale. La nostra documentazione dovrebbe lavorare con quella dei progettisti, quindi in linea di principio dovrebbe partire dall'inquadramento nelle carte tecniche che costituiscono il punto di partenza per ogni progettazione, oltre che la base di riferimento per ogni azione delle pubbliche amministrazioni sul territorio. Ovviamente con il progressivo approfondimento delle indagini e la richiesta di una sempre maggiore precisione, soprattutto per il posizionamento dei risultati da indagini dirette, credo che non si possa prescindere dall'utilizzo di strumenti topografici e, nel caso, anche dall'acquisto di quanto necessario per migliorare il livello di approssimazione.
Gli scavi archeologici, le ricognizione, prevengono la realizzazione di opere che poi oggi troviamo nelle basi cartografiche come CTR, OSM, ecc.
Molti scavi si appoggiano al numero di particella, ma non è possibile utilizzarla pena la creazione di dati altamente falsati (esempio una tomba romana di vari KM perchè fu ricalcata tutta la particella di un aeroporto).
Molti scavi o ricognizioni si appoggiano su punti volanti validì finchè il cantiere era in essere ma non più rintracciabili.
Tuttavia in una relazione possono essere presente e misurati su tavola i punti fiduciali, che possono a quel punto essere ricreati in una posizione verosimile: precisa come georeferenziazione interna ai fiduciali, misure approssimate e imprecise rispetto all'intorno del contesto. Viste le issue #2 e #11, è necessario trovare una modalità per creare in modo utile i fiduciali al fine di georiferire in modo il più corretto possibile i raster da vecchie relazioni.